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Recensione

Titolo: ELOGIO DELLA GUERRA
Autore: Massimo Fini
Casa Editrice: Mondadori Ed.

(v.c.)Questo di Fini è un pamphlet tagliente, che parla al singolo uomo occidentale, benestante e pacifico e che può turbarlo, scandalizzarlo, farlo sentire " cattivo ". In esso Fini analizza il fenomeno "guerra" fin dalla sua nascita, prendendo in esame i diversi periodi in cui essa si rinnova. Ma l'attore principale della guerra è e rimane sempre l'uomo. Per Fini il rapporto uomo-guerra è un rapporto di odio-amore e non come si crede un rapporto di totale ed inevitabile repulsione.L'uomo può aver bisogno della guerra e per "uomo" s'intende l'uomo della strada. In essa e con essa l'uomo si sublima, si esalta. l'affermazione della sua virilità e del suo "essere", del suo esistere è totale ed assoluta e niente, in tempo di pace, può eguagliare questa sensazione. Una volta che si è partecipato ad una guerra quindi, molte cose che prima apparivano indispensabili ora acquistano la loro vera dimensione. Ma ora che la guerra, a causa delle armi atomiche, è diventata impossibile, che cosa la sostituirà? I giovani di oggi hanno ben poco per cui lottare e stentano addirittura ad individuare il nemico, ma c'è un bisogno di affermazione che i modelli della nostra società opulenta e pacifica non riescono interamente a soddisfare. Come sostituire allora le "funzioni" che la guerra espletava? Come dice l'autore la guerra" creava una solidarietà sociale e nazionale che si traduceva poi sul campo in una solidarietà concreta tra individui, riduceva il tedio della vita." Ed ora possiamo rispondere a questi bisogni? Fini si limita a questa constatazione finale: "Per questo oso dire che i drammi dell'era atomica sono due: Il primo è che la guerra nucleare, se si fa, rischia di distruggere l'umanità: Il secondo è che la guerra nucleare impedisce di fare la vecchia, cara, onesta guerra". Questo libro quindi, è consigliabile a chiunque sia convinto, come l'autore, che "il parlar di guerra in termini che non siano di semplice ed inarticolata condanna sia diventato il tabù di un'epoca senza tabù".


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