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Intervista

Intervista a Giancarlo Mazzuca
di Edoardo E. Ongaro.

DOMANDA: I fatti sembrano aver dato ragione a quanto La Voce è andata ripetendo per tutto il suo anno di vita. Perchè allora La Voce non è riuscita a frenare il calo delle vendite? Era forse troppo in anticipo sui tempi?
G.MAZZUCA: Forse c'è anche il fatto di essere stati in anticipo, ma vendere quasi settantamila copie è tanto, per un nuovo giornale. La Repubblica, negli anni ''70, prima del grande decollo, era a circa sessantamila copie. Alla Voce sono mancati gli azionisti. Ci sono stati anche errori nella veste grafica, troppo innovativa e con immagini troppo " forti ", che hanno allontanato non pochi lettori. E poi sono stati forzati troppo i tempi nella polemica antigovernativa. Una maggiore cautela sarebbe stata necessaria. Per un certo periodo siamo stati quasi l'unico giornale ad opporsi al Governo Berlusconi, ed anche questo ha contribuito ad un certo isolamento ed incomprensione per La Voce. Probabilmente sarebbe bastato aspettare e l'evoluzione stessa dei fatti ci avrebbe dato ragione; ed oggi La Voce sarebbe con ogni probabilità un giornale solidamente avviato e di grande autorevolezza.

D.: E' praticabile, con riferimento soprattutto al settore dell'editoria, la formula della public company in Italia?
G.MAZZUCA: Il problema è che in Italia ci sono quasi solo editori impuri ( unica eccezione significativa è l'editore del Resto del Carlino, che è un editore puro ), che vogliono comandare e sono interessati non tanto alla redditività dell'impresa editoriale, quanto alla sua utilizzazione per altre finalità connesse agli interessi che detengono nei settori in cui svolgono la loro attività principale. Alla Voce, salvo rarissime eccezioni, tutti gli imprenditori che avrebbero dovuto essere i finanziatori dell'impresa si sono defilati. A mandare soldi sono stati invece tanti lettori, anche negli ultimi momenti, quando la chiusura incombeva imminente. Si è trattato di contributi commisurati alle proprie capacità, naturalmente, ma il numero di lettori che si sono stretti intorno alla Voce e si sono sentiti partecipi dell'avventura intrapresa è stato molto significativo. E' assai sintomatico che, mentre per altri quotidiani, come L'Indipendente, si sono trovati imprenditori disposti a metterci i capitali per farli riaprire, per La Voce non si sia trovato neanche un imprenditore. La cooperativa di giornalisti era troppo debole per farcela da sola a promuovere la riapertura della Voce.

D.: Quali sono i fattori che impediscono l'adozione della formula dell'azionariato diffuso?
G.MAZZUCA: Vi sono due ordini di ragioni. La prima è di tipo culturale: l'azienda viene concepita dai lavoratori come " cosa del padrone ". Quello che si chiede è la sicurezza nel posto di lavoro. L'idea di partecipare al capitale di rischio e quindi di farsi in qualche modo partecipi dell'avventura imprenditoriale non è affatto percepita come attraente. Vi sono anche delle ragioni strutturali: l'assenza di fondi pensione, che all'estero rappresentano invece fra i primi finanziatori delle imprese, ed i troppi limiti connessi alla normativa fiscale. In ogni caso il superamento dell'impresa familiare è inevitabile, sia che si vada verso forme di azionariato diffuso, ovvero di controllo da parte di un nocciolo duro.

D.: Nell'intervista a lei rilasciata, Montanelli afferma che quella della Voce fu una sfida molto sofisticata. In sintesi estrema, é stato assai difficile criticare, da moderati, una coalizione che si dichiarava di centrodestra, affermando che non lo era, o perlomeno che non lo era su alcuni aspetti assai importanti. Eppure l'eterogeneità della coalizione e le contraddizioni in cui si dibatteva erano assai vistose: perchè è stato così difficile affermarlo e La Voce è stata quasi ostracizzata?
G.MAZZUCA: Lo spiega benissimo Montanelli nell'intervista a me rilasciata. In Italia la mentalità è che " o si è rossi o si è neri "; coloro che criticano dall'interno la propria parte politica vengono subito bollati come eretici, e gli eretici sono considerati peggio del nemico. Pensa solo che davvero migliaia, o milioni, di persone hanno ritenuto che Montanelli fosse diventato comunista! Il punto è che in Italia l'importanza ed il valore della critica " dall'interno " non sono stati capiti.

D.: C'è qualcosa che non rifarebbe?
G.MAZZUCA: Non rifarei di fidarmi troppo di imprenditori dilettanti. Montanelli ha ben sintetizzato questo fatto dicendo che " ci è mancato un Berlusconi ". Per avviare un'impresa, all'inizio, ci vuole qualcuno capace e competente, che diriga il tutto.

D.: Cosa ha rappresentato La Voce nel panorama del giornalismo italiano?
G.MAZZUCA: E' stato un atto coraggioso. Tanti giornalisti seri, professionisti ben affermati, hanno lasciato un posto sicuro ( e molti sono a tutt'oggi senza una posizione stabile ) per andare a fare i giornalisti. Perchè oggi non si fa i giornalisti, si fa gli " impiegati "! Si è detto della Voce che è stato un giornale schizofrenico, perchè in essa erano compresenti posizioni differenti. E' vero, c'erano giornalisti con idee anche molto differenti che esprimevano pertanto posizioni variegate. Ma questo, e non l'uniformità di posizioni e vedute, è un pregio, e quella un difetto.

D.: Cosa si sente di dire, a quei lettori della Voce che, navigando su internet, troveranno, presumo con una certa sorpresa, una pagina dedicata alla Voce?
G.MAZZUCA: Che l'idea della Voce non era peregrina. Che La Voce è stata un'esperienza " storica ". Oggi si parla ancora della Voce di Prezzolini. Ecco, mi sembra che della Voce di Montanelli si parlerà ancora a lungo.


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